WIT
di Margaret Edson
con Dario Aita, Valentina Banci, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Salvo Pappalardo, Massimiliano Sbarsi
musiche Alessandro Nidi
luci Luca Bronzo
costumi Elisabetta Zinelli
a cura di Paola Donati
produzione Fondazione Teatro Due
Teatro Due, Parma
dal 16 a 30 aprile 2024
16, 17,20, 23, 24, 26, 27, 29 e 30 aprile ore 20.30
21 e 28 aprile ore 16.00
(18, 22 e 25 riposo)
Debutta in prima nazionale Wit di Margaret Edson, nuova produzione di Fondazione Teatro Due interpretata da Dario Aita, Valentina Banci, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Salvo Pappalardo, Massimiliano Sbarsi, a cura di Paola Donati.
Vincitore di molti premi fra i quali il Pulitzer per il teatro nel 1999 e adattato per la televisione in un film diretto da Mike Nichols con Emma Thompson insignito di un Emmy Award, Wit sarà in scena dal 16 al 30 aprile 2024 al Teatro Due di Parma.
Wit significa “arguzia” perché propone un approccio ironico alla realtà e un’originale connessione tra elementi antitetici. Questa è la disposizione d’animo di Vivian Bearing (Valentina Banci), protagonista del testo, che adotta una lente originale per osservare la realtà e affrontare la sua battaglia contro il cancro: “Io so tutto sulla vita e la morte. Dopotutto sono una studiosa dei Sonetti Sacri di John Donne.”
Con il meccanismo del teatro si indaga la lotta contro la malattia, il sistema ospedaliero, l’umanità dei medici e il loro rapporto con il corpo dei pazienti, ma anche il ruolo della poesia, della religione e della ricerca, combinando con intensità elementi apparentemente incongrui fra loro come i componimenti poetici di John Donne e la storia di una malattia oncologica.
“E morte non sarà più, virgola, Morte tu morrai… Nient’altro che un respiro, una virgola, separa la vita terrena da quella immortale”. La drammaturgia di Margaret Edson genera un impianto dove il presente della malattia e la riflessione poetica s’integrano nella spietatezza del reale, senza soluzione di continuità, come i versi di John Donne sembrano suggerire.
Fiduciosa nella sua capacità di mantenere il controllo degli eventi, la protagonista applica alla sua malattia lo stesso approccio intensamente razionale e scrupolosamente metodico che ha guidato la sua stellare carriera accademica. Ma mentre la sua malattia e il suo trattamento atrocemente doloroso progrediscono inesorabilmente, inizia a mettere in discussione i valori e gli standard risoluti che l’hanno sempre guidata.
Il dramma esamina ciò che rende la vita degna di essere vissuta attraverso l’esplorazione di una delle esperienze universali dell’esistenza, la mortalità, mentre sonda anche l’importanza vitale delle relazioni umane.
Il testo restituisce l’acuta sensazione che, sebbene la morte sia reale e inevitabile, la nostra vita è solo nostra e possiamo decidere se amarla o buttarla via: una lezione che è allo stesso tempo ispirante e catartica. Come dice la stessa drammaturga, “Wit non parla di medici e nemmeno di cancro. Parla di gentilezza, ma mostra arroganza. Parla di compassione, ma mostra insensibilità”.
In Wit, Edson approfondisce domande senza tempo senza risposte definitive: come dovremmo vivere le nostre vite sapendo che moriremo? Il modo in cui viviamo la nostra vita e interagiamo con gli altri è più importante di ciò che otteniamo materialmente, professionalmente o intellettualmente? Che ruolo ha il linguaggio nella nostra vita? Possono la scienza e l’arte aiutarci a sconfiggere la morte, o la nostra paura di essa? Cosa ci sembrerà più importante quando la vita giungerà al termine?
Informazioni e biglietteria: Tel 0532 23 0242 – biglietteria@teatrodue.org – www.teatrodue.org