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20 e 21/1 – “Moby Dick alla prova” al Teatro Due

uno spettacolo di Elio De Capitani

MOBY DICK ALLA PROVA
di Orson Welles

adattato – prevalentemente in versi sciolti – dal romanzo di Herman Melville

traduzione di Cristina Viti

SPAZIO GRANDE
20 e 21 gennaio, ore 20:30
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con
Elio De Capitani
e
Cristina Crippa, Angelo Di Genio, Marco Bonadei, Enzo Curcurù,
Alessandro Lussiana, Massimo Somaglino, Michele Costabile,
Giulia Viana, Vincenzo Zampa, Mario Arcari

costumi Ferdinando Bruni
musiche dal vivo Mario Arcari
direzione del coro Francesca Breschi
maschere Marco Bonadei
luci Michele Ceglia
suono Gianfranco Turco

uno spettacolo di Elio De Capitani

produzione Teatro dell’Elfo, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

lo spettacolo è dedicato alla memoria di Gigi Dall’Aglio

Il testo di Welles, inedito in Italia, è un esperimento molteplice. Blank verse shakespeariano, una sintesi estrema del romanzo, personaggi bellissimi, restituiti in modo magistrale e parti cantate. Noi abbiamo realizzato questo spettacolo ‘totale’, con in più la gioia di una sfida finale impossibile: l’apparizione del capodoglio. E con un semplice trucco teatrale siamo riusciti a crearla in scena.

Orson Welles portò al debutto il suo testo il 16 giugno 1955, al Duke of York’s Theatre di Londra. Lo mise in scena in un palco praticamente vuoto, scegliendo di non dare al pubblico né mare, né balene, né navi. Solo una compagnia di attori e se stesso in quattro ruoli, Achab compreso. E vinse la sfida di portare in teatro l’oceanico romanzo di Melville gettando un ponte tra la tragedia di Re Lear e Moby-Dick: l’ostinazione del re – che la vita, atroce maestra, infine redimerà – si rispecchia in quella irredimibile, fino all’ultimo istante, dell’oscuro e tormentato capitano del Pequod.

ph. Marcella Foccardi

Achab, come Kurtz in Cuore di tenebra, per devastare la natura, soggioga i suoi simili e ne fa strumento del suo odio, con estrema facilità: compito agevole, dopotutto… La mia unica ruota dentata sa mettere in moto i loro diversi meccanismi… ed eccoli tutti in moto…
Vitalismo rapace, prepotentemente – ma non esclusivamente – occidentale, che rappresenta quella parte d’umanità che ci porta al disastro, al gorgo mortale che inghiotte la Pequod. Siamo alla sesta estinzione di massa, siamo al riscaldamento globale, siamo sull’orlo del baratro e continuiamo a correre. Generando odiatori meno mitici ma altrettanto ferali di Achab.
Diciamolo: Moby-Dick parla di noi, oggi. Ne parla come solo l’arte sa fare. Cogliendo il respiro dei secoli – tra passato e futuro – nel respiro di ogni istante della nostra vita.

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